Con l’esaurimento delle risorse minerarie facilmente accessibili della Terra, l’estrazione dei minerali dal mare comincia a diventare economicamente accettabile e la relativa tecnologia è già stata sviluppata e testata. Servendosi della radio, del GPS, delle apparecchiature atte a captare le riflessioni sonore, delle riprese televisive e di veicoli raccoglitori che percorrono i fondali marini collegati con tubazioni alle navi in superficie, al giorno d’oggi possiamo estrarre dai fondali fino a 6000 metri di profondità.
Le profondità dell’oceano costituiscono uno degli ambienti più inospitali del pianeta, ma anche una potenziale fonte di minerali di notevoli dimensioni, paragonabile, almeno per quantità a quella che finora è stata scoperta sulla terraferma. Per ora i minerali la cui estrazione sia commercialmente vantaggiosa si trovano soltanto sulla piattaforma continentale, che si estende fino a circa 70 km dalla linea di costa. I minerali esistenti sulle profondità marine, o ancora al di sotto di esse (cioè a più di 3000 metri) soltanto da poco tempo hanno cominciato ad essere presi in considerazione per uno sfruttamento economico.
I minerali solidi, le cui vene sono state trovate in origine sulla terraferma e che si estendono al di sotto della superficie della piattaforma continentale, vengono estratti mediante gallerie sottomarine che si dipartono dalla costa. Sembra che per più di un secolo questo sistema sia stato adottato per l’estrazione del carbone al largo delle coste nordorientali dell’Inghilterra, ma il carbone viene estratto anche dalle acque costiere della Nova Scotia, del Giappone, della Turchia e di Taiwan. La magnetite viene ricavata da sotto il mare a sud-ovest di Helsinki, in Finlandia, mentre il minerale di ferro viene estratto al largo della costa dell’isola di Terranova, in Canada.
Un’altra tecnica usata per le estrazioni minerarie sulla piattaforma continentale è il processo Frasch (https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_Frasch) per l’estrazione dello zolfo che, talvolta, si trova allo stato puro in depositi a forma di calotta, disposti sui giacimenti di sale a grande profondità sulla piattaforma continentale. Il processo si basa sul fatto che lo zolfo ha un basso punto di fusione e che allo stato fuso non si mescola con l’acqua. In un pozzo perforato nel letto marino al largo della piattaforma viene inserito un complesso di tubi concentrici, in cui viene pompata acqua surriscaldata a 160°C, mescolata con aria compressa. L’acqua caldissima fa fondere lo zolfo e la miscela risale in superficie dove viene raccolto separatamente.
Oggi si ritiene che i fondali marini, essendo più vicini al mantello, siano comunque ricchi di oro e diamanti, platino e piombo. Gli stessi diamanti stanno svelando che sotto il mantello la terra è ricca d’acque, sacche d’acqua gigantesche come oceani.