Perché l’Africa è così povera

La povertà o la ricchezza di una nazione o di un continente potrebbero essere facilmente valutate attraverso l’analisi delle materie prime disponibili. Le materie prime sono prodotti del suolo e del sottosuolo che possono essere trasformati per un qualsiasi utilizzo, che ovviamente ha un ritorno economico. I minerali sono le materie prime principali nel settore dell’industria. Il continente africano possiede la maggior percentuale di cobalto, diamanti, oro, cromo, vanadio, manganese, fosfati, platino, uranio ed è ricco inoltre di rame e in alcuni paesi (Nigeria, Libia su tutti) di petrolio. Allora come mai se l’Africa gode di questa ricchezza naturale, peraltro non del tutto completata, con giacimenti appena sfiorati, è un continente così povero?

In Africa l’industria, che dovrebbe avvantaggiarsi senza problemi della ricchezza materiale, non è mai decollata sul serio, a parte qualche paese come il Sud Africa. La percentuale di rilevanza nella creazione di ricchezza nazionale è ancora bassa. Il reddito medio in gran parte del continente è così basso che si fatica a provvedere al proprio sostentamento e a quello dei familiari. Ma come mai l’Africa è povera?

Il divario tra nord e sud del mondo, dove con questa accezione si vuole intendere la ricchezza raggiunta dall’emisfero nord, nel quale effettivamente stanno tutte le nazioni più ricche e forti, si èa accentuato anche in quest’era definita post-industriale. Siamo a un livello di sviluppo ulteriore che l’Africa sta ulteriormente scontando. Il gap nel caso dell’industria dipende anche dal fatto che per estrarre la ricchezza dal sottosuolo e sfruttarla adeguatamente occorre molta tecnologia. E infrastrutture. Servono macchine ed energia elettriche, ingegneri e personale qualificato, e poi ponti, strade, aeroporti, navi, treni e fiumi navigabili. Per attrezzare tutto ciò il personale non si trova: geologi, fisici, ingegneri, tecnici, costruttori di dighe e di sbarramenti, di argini e di vie di comunicazione, di centrali e di canali navigabili. L’Africa non ha mai posseduto questa professionalità avanzata.

Per sfruttare al meglio le sue ricchezze i paesi africani, spesso guidati da governi dittatoriali, corrotti e compiacenti, hanno devoluto parte della ricchezza ai paesi in grado di estrarla e farla fruttare oppure a vendere a prezzi molto bassi. Nel primo caso abbiamo assistito a quello che si chiama il neo-colonialismo, vale a dire lo sfruttamento del suolo africano da parte di grandi multinazionali occidentali, che sono potute intervenire direttamente nel territorio per gestire l’estrazione e lo sfruttamento delle materie prime. Al contempo i governanti di quei paesi, spesso tollerati dai servizi segreti di paesi come gli USA, la Russia, la Cina, l’Unione Europea, non hanno mai pensato a politiche di sviluppo per il loro popolo, ma si sono limitati a incamerare i profitti gestendoli per sé e per il loro clan e spesso finanziando eserciti per combattere delle sanguinose guerre di confine. L’Africa, infatti, è il continente col maggior numero di conflitti, dei quali noi non sappiamo quasi nulla perché non ne veniamo informati. Di fatto ancora oggi la maggior fonte di sostentamento per gli africani rimane l’agricoltura: ma in Africa ci sono imponenti distese desertiche e per ottenere maggiori spazi coltivabili, si sta mettendo a rischio l’ecosistema, divorando la foresta equatoriale.

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