Ogni settimana leggiamo di qualche test missilistico da parte della Corea del Nord, seguito da dichiarazioni roboanti di minaccia agli Stati Uniti e ai suoi principali alleati nell’estremo oriente (Corea del Sud, Giappone e Filippine). Il leader nord-coreano Kim Jong Un spesso rilascia dichiarazioni bellicose, di minaccia aperta nei confronti di quelli che lui ritiene nemici, e manda avanti un programma di sviluppo missilistico volto ad acquisire una valore di deterrenza contro le possibili minacce esterne.
Ma perché la Corea del Nord minaccia sempre gli USA, quando questi ultimi sembrano non occuparsene affatto?
Come avverte l’autorevole rivista LIMES le minacce nord-coreane non vanno mai sottovalutate, perché questo paese comunista, autoritario, grigio, ha un potenziale militare tale da creare comunque danni e impegnare una potenza come quella americana. Non è un caso che gli americani abbiano spesso risposto avvicinando la flotta e organizzando un sistema di scudo missilistico in Corea del Sud.
Dal punto di vista politico gli esperti sono concordi nel ritenere che la minaccia nord-coreana tenda ad approfittare di due elementi: da un lato la transizione politica attuale negli Stati Uniti, che si apprestano ad eleggere un nuovo presidente; dall’altro il fatto che gli americani sono principalmente impegnati in modo leggero, ma comunque pressante, nel teatro iracheno-siriano, nella dura lotta contro IS.
In questo contesto va aggiunto un altro elemento: il leader nord-coreano non è sicuro sulla propria sella. Spesso si leggono di dissidenti o di esecuzioni nell’ambito persino familiare della famiglia del leader, segno di una debolezza congenita del sistema di controllo di un paese che deve la sua stabilità all’esercito e alle cure paternali di Cina e Russia, in funzione anti-americana (come retaggio della guerra di Corea). In questo quadro spingere sull’acceleratore del nazionalismo e dell’orgoglio nazionale, aiuta la leadership nordcoreana a tenere a freno eventuali voci dissidenti, essendo diventata un unicum nel panorama mondiale, visto che gli altri stati socialisti si sono aperti al mondo (Cina, Vietnam e da ultimo Cuba).
Il sogno nordcoreano è quello di poter realizzare vettori (missili) intercontinentali in grado di raggiungere la costa est degli Stati Uniti, assai distante, o comunque colpire le Hawaii e naturalmente il Giappone e la Corea del Sud. L’area è diventata instabile per via delle forti tensioni che ci sono nel mar meridionale cinese, che vedono un confronto tra Cina e alleati degli americani.
In ogni caso, la Corea del Nord dipende interamente dalla Cina e gli esperti sono concordi nel dire che queste continue minacce hanno solo l’obiettivo di acuire le attenzioni da parte di Pechino, che si vede costretta per ragioni geopolitiche, a tenere in vita un regime di cui si potrebbe fare a meno, se non fosse una spina nel fianco degli americani.