Le religioni nel mondo
Spesso in tv ascoltiamo dibattiti estremamente raffazzonati sulle religioni, il loro ruolo e il perché esse siano importanti per alcuni popoli. Sovente si riduce a motivo religioso un dissidio che è basato anzitutto sulla spartizione delle risorse e delle materie prime (l’acqua, il petrolio, i diamanti). La religione o meglio il fanatismo, agiscono come combustibile aggiuntivo di un fuoco che divampa per altri motivi, ma è anche vero che ci sono stati molti conflitti religiosi e su base etnico-religiosa che si innestavano su altre problematiche (definizione di confini nazionali, egemonia regionale, volontà di potenza). Un esempio è l’ultima guerra etnico-religiosa in Europa, combattuta nei Balcani sul finire del secolo scorso (guerra di Bosnia). L’attuale lotta per il predominio della Siria e dell’Iraq viene dall’indebolimento delle strutture statali su cui si innesta l’antica divisione tra Sunniti e Sciiti, con nazioni contrapposte come Iran e Arabia Saudita che non riescono a far fronte al nemico comune, che invece riprende la guerra contro gli Infedeli (cioè i non musulmani). Le religioni generalmente sono pacifiche e sono molto diffuse. Secondo un sondaggio effettuato recentemente la religione più diffusa al mondo è il Cristianesimo, cioè la religione (credo) basata sulla figura di Gesù Cristo, il figlio di Dio, mandato sulla Terra ad espiare i peccati dell’Uomo. Seguono l’Islam, un’altra religione rivelata iniziata nel settimo secolo, che col Cristianesimo ha molto in comune, l’Induismo, la religione buddista (anche se non è una vera e propria religione, ma più un insieme di precetti) e l’Ebraismo. Religioni indigene e animiste raggiungono una percentuale del 4% in tutto il mondo, mentre Atei si professano il 15% della popolazione intervistata.