Come funzionano le cooperative

Le cooperative in Italia sono molto diffuse e particolari: le dimensioni che raggiungono spesso dimostrano una vera vocazione industriale, che trapassa il limite del fine mutualistico richiesto dal codice civile. Esse formalmente hanno questo scopo che significa che esse non vengono costituite per conseguire degli utili da ripartire tra i soci, come accade nelle società di capitali tradizionali come le spa o le srl, ma al fine fine di svolgere delle attività economiche volte a far ottenere ai soci della cooperativa, beni e servizi a prezzi condizioni più favorevoli di quelli che otterrebbero sul mercato.

Ne deriva che l’attività economica della cooperativa non riguarda la produzione di un utile nel senso economico del termine, ma un vantaggio consistente nel risparmio, che prende il posto del “margine” normalmente realizzato da un imprenditore.

Il principio cooperativistico si trova nella Costituzione all’art. 45 all’interno del quadro riguardante la disciplina delle materie economiche. Secondo la Costituzione la repubblica italiana riconosce la funzione sociale della cooperazione, la promuove e la incrementa, curando comunque la loro regolamentazione, disponendo controlli e verificando la finalità. Che questo accada sempre è del tutto aprioristico e non provato.

Esistono quindi diversi tipi di cooperative, volte a realizzare al meglio lo scopo mutualistico. La più diffusa è la cooperativa di consumo, nella quale più consumatori, che normalmente sono la parte passiva dello scambio economico, si associano al fine di acquistare direttamente dal produttore, per poi riacquistarli al dettaglio dalla stessa cooperativa. Il prezzo imposto dalla cooperativa sarà inferiore rispetto a quello proposto da altri venditori, dal momento che c’è una vendita diretta che elimina un passaggio della filiera. Il margine o profitto realizzato si riscontra proprio in questo minor prezzo, riservato ai soli soci.

Le cooperative agricole sono molto diffuse in Italia: esse riguardano la produzione e vendita di prodotti molto rilevanti nella produzione nazionale, come l’olio d’oliva, i formaggi e soprattutto il vino. In questo caso agricoltori della stessa zona geografica decidono di mettersi insieme per conferire i prodotti in un unico centro di trasformazione, promuovendo la loro vendita, dopo aver messo insieme i mezzi di produzione e di distribuzione (ad esempio l’aver costruito una cantina per la vinificazione). Anche in questi casi siamo di fronte all’eliminazione di un passaggio intermedio che favorisce i soci, che possono acquisire i beni a un minor prezzo oltre a inserirsi nel mercato.

Per questo motivo si parla di mutualità pura e di mutualità impura. Alcune cooperative, ad esempio quelle edilizie, stipulano accordi esclusivamente tra i soci, ma siamo di fronte a un’eccezione. In realtà quasi tutte le cooperative operano sia con i soci, sia tra i soci, sia con terzi non soci. Ed è questo aspetto che le rende molto funzionali e le ha rese, in taluni casi, una vera e propria potenza economica in grado di imporsi sul mercato e sulla concorrenza in condizioni ritenute molto vantaggiose. In questo caso si parla di scopo mutualistico impuro, cioè quando subentra uno scopo di lucro che però sia ritenuto non prevalente rispetto allo scopo mutualistico principale. Inoltre si pretende dalla legge che gli utili debbano esser imputati a riserva legale, per almeno un quinto del loro ammontare, in modo da non viziare eccessivamente il mercato e non imporre condizioni di svantaggio agli altri operatori economici (segnatamente le imprese).

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