Le dighe: un miracolo dell’ingegno umano

Da 5000 anni le dighe sono l’elemento principale per la difesa contro le inondazioni e per la realizzazione degli impianti di irrigazione. Ma le grandi dighe – alte almeno 150 metri – della nuova generazione hanno una storia che risale indietro nel tempo di almeno 100 anni, e l’impatto delle più recenti tra queste gigantesche costruzioni nel mondo dell’industria, dell’agricoltura, della sanità e dell’ecologia deve essere ancora compreso a pieno.

Le dighe a terrapieno, dette anche a “gravità”, rappresentano un’antica soluzione mediante la quale la stessa massa della parete della diga resiste alla pressione dell’acqua contenuta nel serbatoio. Ma in tempi recenti i progressi nella tecnica del cemento armato hanno aperto la via alla realizzazione delle più economiche dighe ad arco dalla doppia curvatura che, sebbene più complessa, rende la struttura più snella ed elegante.

Una diga ad arco, se vista dall’alto, appare quasi come un ponte adagiato su un fianco. L’arco ha la convessità volta verso il serbatoio in maniera che la pressione dell’acqua sollecita la struttura, premendola verso l’esterno, nei punti in cui questa si innesta nei fianchi rocciosi della vallata. Una diga a cupola ha la parete di curvatura variabile e assomiglia quasi a una vela gonfiata dal vento. Il profilo è studiato in modo da dirigere la spinta dell’acqua in basso verso il piede della struttura e verso i fianchi della gola, conferendo grande resistenza all’insieme, anche se la diga appare fragile rispetto a quelle costruite con la formula del terrapieno. Una classica diga a cupola viene progettata per resistere a una sollecitazione di 75/80 Kg per centimetro quadrato, cioè a sforzi molto superiori a quelle che si possono verificare nel servizio normale, e dovrebbe essere in grado di resistere anche a un violento terremoto. La località dove deve sorgere la diga determina il tipo di struttura che l’ingegnere progetterà. Se deve essere creato un serbatoio nell’ampia vallata di un fiume, si dovrà ricorrere a una diga a terrapieno. In una stretta gola dai fianchi ripidi, invece, quasi certamente verrà preferita una diga di cemento armato del tipo a cupola. Ma, qualunque sia la natura del luogo, per la sicurezza della diga è necessario eseguire attente analisi delle rocce superficiali e degli strati sottostanti.

La preparazione del terreno investe sia l’ingegnere progettista, sia il geologo; la roccia del fondo della valle viene esaminata per assicurarsi che la sua porosità e la sua resistenza al taglio e alla compressione siano tali da sopportare l’azione combinata del peso della costruzione e dell’acqua. Si procede, in particolare, al controllo del materiale superficiale e si prende nota delle fenditure.

Gli incidenti purtroppo, nonostante questi studi adeguati preliminari accadono e quasi sempre si tratta di errori di valutazione tecnica e scientifica. I danni spesso sono più economici che umani, ma quando la tragedia avviene la conta dei morti è devastante, come nel famigerato caso del crollo della diga del Vajont.

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