Come funziona l’effetto serra

Quasi la metà delle radiazioni solari che arrivano quotidianamente sulla Terra, concentrate nella lunghezza d’onda del visibile e in quella dell’infrarosso, dopo aver attraversato l’atmosfera, vengono assorbite dal terreno e dagli oceani e da questi in gara parte irradiata nell’atmosfera stessa con la lunghezza d’onda maggiore di quella che le ha colpite. Queste radiazioni, a differenza del visibile e del vicino infrarosso, vengono assorbite dai gas dell’atmosfera, in particolare da quelli con molecole formate da tre atomi, come il diossido di carbonio, il vapore acqueo e l’ozono e successivamente si riflettono sul terreno sottostante in un continuo riflesso. Questo processo, detto appunto di effetto serra, perché simula ciò che accade tra il terreno e le vetrate di una serra, tende a concentrare una parte dell’energia solare nella troposfera, ostacolando così la dispersione del calore terrestre negli strati esterni dell’atmosfera, con ricadute che rimangono benefiche fintanto che esso si mantiene entro limiti fisiologici, cioè fino a che non si determina un accumulo permanente di calore nell’atmosfera terrestre (cd. global warming).

Il processo tecnologico industriale che per gran parte della rivoluzione industriale e tecnologica è stato in uso e continua ad esserlo, si regge sul fenomeno fisico della combustione che distrugge l’ossigeno. oggi la distruzione di questo elemento indispensabile alla vita procede molto più veloce della sua capacità di riprodursi, anche per delle cause antropiche evidenti. La provenienza dell’ossigeno cui oggi attingiamo sia per la vita, sia per bruciare combustibili, è stata prodotta e si è accumulata nel cosiddetto periodo del Carbonifero, quando la fotosintesi clorofilliana raggiunse il suo massimo, sostenuta anche dall’alta concentrazione di anidride carbonica presente nell’aria. Oggi in pratica stiamo consumando il prodotto dei nostri antenati vegetali, mentre ci dedichiamo alla distruzione delle foreste, mettendo una grave ipoteca alle generazioni future. Allo stesso tempo, nell’atmosfera erraste si verifica un accumulo di anidride carbonica, che non è più bilanciato dall’assorbimento vegetale tipico delle ere in cui dominavano le foreste (e le alghe marine). Il patrimonio vegetale, produttore naturale di ossigeno, viene infatti progressivamente distrutto. Dalla sua comparsa sulla Terra l’uomo ha raso al suolo circa un terzo della superficie di boschi e foreste e la maggior parte di questa distruzione, caso incredibile per la sua gravità, è avvenuta negli ultimi 75 anni. Anche l’altra fonte naturale di produzione di ossigeno, il mare, è gravemente intaccato: il fitoplancton responsabile di questa produzione è messo costantemente in pericolo dall’inquinamento. Da questo quadro fosco, suffragato dai dati, si può intuire come la risposta all’effetto serra e al riscaldamento globale, che hanno pesanti conseguenze in termini climatici e di sviluppo, nonché di vero e proprio pericolo per l’uomo, non è solo nella diminuzione delle immissioni, ma anche in una risposta ecologica, di sviluppo sostenibile, che privilegi e metta al sicuro gli organismi responsabili della produzione di ossigeno e tuteli anche la sottile fascia di ozono.

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