I faraoni che costruirono le piramidi

Molto si sa delle Piramidi, se ne parla quasi sempre nelle riviste specializzate, nelle trasmissioni televisive, e ci sono interi portali tematici online dedicati al tema. Le teorie della cospirazione sulla loro costruzione abbondano, così come le diverse interpretazioni sul loro ruolo nella storia d’Egitto. Poco si sa invece su chi le ha costruite. Le tre grandi piramidi non sono gli unici esempi di costruzione piramidale restituite dall’antico Egitto, oltre a quelle a gradoni, dovevano esisterne altre dello stesso tipo, ma non così imponenti. L’erosione del vento e gli altri agenti atmosferici ci hanno privato di parte della bellezza di queste costruzioni, ma rimane la grande testimonianza sia di una professione di fede (il culto dei morti e dell’oltretomba) sia della perizia architettonica di un popolo. Il tema della loro costruzione infatti rimane irrisolto. Le piramidi sono comunque state attribuite ai faraoni Cheope, Chefren e Mikerinos, così come la Sfinge, la statua mezzo leone, mezzo donna, che domina la spianata nel panorama basso.

Chope fu il secondo faraone della IV dinastia egizia, successore ee figlio di Snefru e padre di Chefren. Il suo nome, tramandato nella pronuncia greca, significa “il dio Knhum mi protegge”. Celebrato come costruttore della grande piramide di Giza, l’unica superstite delle Sette Grandi meraviglie del mondo antico, fiorirono già in età faraonica leggende intorno sul suo regno, sul quale mancano notizie storiche precise. Il suo nome è citato in zone minerarie in occasione di spedizioni; nel Sini, dove si estraevano rame e malachite, e in Nubia, nel deserto retrostante di Abu Simbel, dove si trova una pietra assai pregiata per costruire delle statue. Cartigli con il nome di Cheope appaiono su oggetti rinvenuti a Byblos, il porto libanese già da tempo legato all’Egitto; e dai monti del Libano (la cosiddetta foresta di Cedri) proviene il legno di pino che provvide il materiale per la fabbricazione di una imponente barca fluviale, scoperta nel 1954 presso la Grande Piramide. Barca che serviva per il trasporto dei blocchi dalle zone di estrazione e che è molto indicativa delle tecniche di costruzione adottate.

Chefren fu suo giglio. Mancano su di lui notizie storiche precise: tuttavia la durata del suo regno è indicata dalle fonti in ben 26 anni e si colloca probabilmente tra i secoli 2600 e 2500 a.C: Il nome di Chefren, tramandato nella pronuncia greca, significa “che il sole Ra sorge” e si riconduce al prestigio del centro religioso di Eliopoli, la città del Sole, in ascesa in questo periodo. Infatti sotto questo faraone appare nella titolare reale la designazione di figlio del sole. La fama di Chefren è indubbiamente legata alla costruzione della seconda piramide di Giza, presso la sono pervenuti pregevoli documenti d’architettura e di scultura nel tempio funerario “basso”. Questo tempio si ritrova presso la Sfinge che si ritiene sia stata così sagomata durante il regno di Chefren. La pietra usata per alcune state fu estratta dal deserto ad ovest di Abu Simbel, nel cuore della Nubia e indica la potenza territoriale raggiunta dall’Egitto durante il suo regno.

Mikerinos o Micerino è ancora meno noto, il suo regno non riuscì a portare a termine il rivestimento della sua piccola piramide, anche se le fonti gli attribuiscono una lunghezza di 18 anni. Viene rappresentato con la sposa reale in una statua conservata al Museo delle Belle Arti d Boston.

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